È la natura stessa ogni giorno a proporci meravigliosi spettacoli, molteplici ed immutabili manifestazioni di vere e proprie opere d’arte.
La quotidianità dell’itinerare in fretta da un impegno ad un altro ci ha reso troppo spesso ciechi e sordi. Saremmo ancora forse in grado di cogliere le albe fatate, i colori e i sorrisi dei fiori, la forza e la solitudine del mare, l’abbraccio e il profumo del vento, i tramonti struggenti che lasciano assorti a pensare. Saremmo ancora in grado di cogliere le melodie e la poesia della natura se ci fermassimo solo un attimo ad ascoltare.
Così giorni fa, seduto di fronte a Stefania Camilleri, guardavo i suoi dipinti: le sue raffigurazioni della natura, delle piccole e grandi cose dimenticate. Come d’incanto, accantonati impegni e problemi, ho osservato attraverso i suoi occhi la bellezza dell’universo e del quotidiano. Prepotentemente tutto ciò che sembrava sopito è riaffiorato in una sferzata di vita, di sensazioni smarrite, di semplici gesti come un percorso nella palpitante bellezza della natura.
All’emozione che suscitano i suoi acquerelli, Stefania Camilleri abbina il canto dei poeti in un’ispirazione comune, in un intreccio di voci.
Infatti propone in questo catalogo e nella Mostra che siamo orgogliosi di ospitare nella suggestiva cornice della nostra splendida Torretta Valadier di Ponte Milvio, un itinerario di sinergia tra varie espressioni artistiche (pittura, poesia, scultura, musica…) nell’ambito del nascente movimento artistico del “Sinestesismo Creativo” da lei fondato proprio durante un incessante processo
di ricerca e di completezza, insieme a Rita Abatini e a Raimondo Venturiello.
A Stefania Camilleri voglio augurare di seguitare a scrutare il cielo per avvicinarsi a comprendere l’universo, di riuscire a rappresentare lo scorrere del tempo, le voci della natura, di proseguire a dare forma ai pensieri, al passato e a quanto di meraviglioso riesce scorgere nel minuscolo granello da cui è scaturita la vita.
Mi soffermo, per concludere, sul suo acquerello che rappresenta un “nautilus ” e sulle sensazioni descritte dalle bellissime parole di Franco Campegiani: “avvistamenti del mondo com’è stato creato… Qui si raccolgono conchiglie e nautili che parlano di un’antica età ritrovata. Di un’eternità dove tutto muta restando immutato con echi preistorici, ellenistici. Non certo per amore di ciò che è sepolto, mummificato, ma, al contrario per amore di ciò che non muore, o che muore vivendo. Giacché più si logora e più brilla la vita, più si consuma e più dà il meglio di sé. Più si nega e più si afferma all’infinito”.
Marco Perina
Assessore alla Cultura del XX Municipio di Roma